I Musei della Carnia
Piccole occasioni per ritrovare le proprie origini
“Non sono nato in Carnia, nè ho origini carniche, ma qui ritrovo le mie origini”. Sono le prime parole che ci vengono in mente quando cominciamo a osservare la “forza” con cui la gente e le donne della Carnia hanno affermato la loro vita in questa terra, ostile e protetta al contempo, remota e a cavallo tra il Friuli e della Carinzia. E’ un viaggio alle origini, il ritorno ad una dimensione segreta, ma un vero “dejà vu” per chi ama ritrovare dentro di sè un sentire antico.
Oh si, certamente, la Carnia fa parte del Friuli. Ma i “Carnièl” sono gente a sè, di poche parole, orgogliosa delle proprie tradizioni e del propri lavori artigianali e della terra. Nel passato le donne hanno imparato ad usare la gerla quanto gli uomini e hanno continuato a conservare il legame con la natura del luogo dove altrove nelle alpi si è persa la tradizione.
I Musei della Carnia, il mistero del dejà vu
Quando si vuole iniziare “il viaggio di ritorno alle origini” si percepisce da subito che alcuni musei più importanti possono essere i più “gettonati” anche per la loro “centralità” storica e geografica. E’ il caso del Museo carnico delle Arti e Tradizioni Popolari, nato del paziente lavoro di ricerca condotto a partire dal 1920 dal Prof. Michele Gortani (1883-1966, divenuto senatore della Repubblica) sul territorio della Carnia. La sede è il secentesco Palazzo Campeis nel centro storico di Tolmezzo. E’ anche il caso del Museo della Grande Guerra di Timau, tappa obbligata del sentimento nazionale italiano o del Museo Geologico di Ampezzo che riesce a spiegare quanto sia “particolare” la storia della regione Carnica dal punto di vista della sua natura geologica e il Museo Archeologico di Zuglio nel quale si comprende che la cultura carnica, è sin dalle origini dell’intera storia delle popolazioni alpine un ceppo a sè stante.
I Musei della Carnia, il mistero del dejà vu
Tuttavia, al di là dei lavori museali più “consistenti”, la Carnia cela una rete di altri 20 piccoli musei in cui il “sentire” autentico della storia è talmente radicato da dimostrare che qui la gente non si è arresa come altrove di fronte alle difficoltà della storia: si pensi solamente che la Carnia – escluso il suo capoluogo di Tolmezzo – conta non meno di 28.000 anime, sparse in territorio di altri 27 piccoli comuni distribuiti in sette valli. Il territorio è inoltre così variegato che ciascun comune è spesso caratterizzato da tantissime piccole frazioni, alcune delle quali di non facile raggiungimento. E’ un vero patrimonio culturale e di vita sociale che quasi tutte le regioni alpine hanno ormai perduto. Qui tuttavia la cultura alpina resiste fieramente, conservando valori culturali e storici che animano iniziative sociali, culturali, turistiche e anche economiche che ruotano intorno ad antichi lavori e mestieri artigianali che qui continuano a sopravvivere.
I Musei della Carnia, il mistero del dejà vu
Molti di questi musei sono veramente piccoli, ma non per questo di minor valore. Anzi. I Musei Etnografico e Storiografico qui a Sauris sono due esempi: il loro antico patrimonio culturale qui non pare proprio che sia stato raccolto per commemorare un’usanza o una tradizione, ma forse più per dare forza a quel sentire e quel vivere quotidiano fatto di valori che non abbiamo dimenticato. Questo sentire varia da località in località e merita una visita, come il magico Museo dell’Orologeria di Pesariis, Torre Miscarda a Paluzza, il Museo ex Miniera di Carbone di Cludinico “Creta d’Oro” o la Mozartina di Paularo, dove pare che nel 700 vi soggiornò pure Mozart o La Farie di Checo a Cercivento, antico opificio del 1400. Se qualcuno volesse programmare un bel tour dei piccoli musei della Carnia: da quello del Fossile a quello del Legno, in ciascun luogo c’è l’occasione di scoprire un piccolo angolo di storia che ci riporta indietro nel tempo prima che nascessimo. Occasioni per ritrovare quei tanti misteriosi “dejà vu” che danno senso alla vita.
I Musei della Carnia, il mistero del dejà vu
Per informazioni sull’apertura e i contatti dei musei visita la pagina della Rete Musei della Carnia o chiedi al RiglarHaus